La bambina che mangiava i comunisti by Patrizia Carrano

La bambina che mangiava i comunisti by Patrizia Carrano

autore:Patrizia Carrano [Carrano, Patrizia]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Vallecchi
pubblicato: 2022-06-11T22:00:00+00:00


Mise l’elmo sulla testa

Per non farsi troppo mal

E partì la lancia in resta

A cavallo d’un caval.

Elsa, con i suoi occhi celesti, puntuti e il suo orecchio d’attrice, l’ha osservata dalla platea, commentando con un’ombra di commiserazione: «Putea, col teatro pochi sghei, anca se ti x’è brava».

Elisabetta è diventata più rossa dei suoi capelli e si è subito azzittita, scendendo dal palco. Ma non ha più dimenticato la misteriosa penombra della sala: in quel teatro avrebbero potuto abitare tutti i personaggi delle favole che ha letto. Anche la ballerina di carta immaginata da Andersen vicino al soldatino di stagno.

La sua piccola biblioteca personale si è arricchita di un altro volume, Storie meravigliose, scritto da un signore che ha un nome difficile da pronunciare e quasi impossibile da scrivere, Nathaniel Hawthorne. Con qualche iniziale diffidenza ha sfogliato quelle pagine che secondo sua madre «narrano le più belle storie del mondo: quelle degli antichi miti greci» restando subitaneamente incantata dalla sfortunata prigionia di Proserpina, rapita da Plutone e costretta per sei mesi all’anno nelle viscere della terra. Le traversie di Proserpina e di sua madre Cerere, la cupa ferocia del Minotauro, le sono sembrati avvincenti “quasi” come quelle della bella Vassilissa.

Nel timore che i Carcaterra ficcassero nei loro bagagli anche i suoi libri, Elisabetta li ha radunati sotto il letto, facendoli riemergere dopo la loro partenza. La bambina legge per gusto personale e anche perché la mamma ne è contenta, addirittura orgogliosa. Non le ha mai regalato un gioco da femmina, e ha guardato con sufficienza la cucina in miniatura di Paoletta, con il forno scaldato da una lampadina.

«Tu impara a usare il cervello, così potrai pagare chi cucina per te» ripete alla figlietta.

Elisabetta non ribatte, anche se talvolta prova un’ombra di rimpianto per certi giocattoli di Paola. Le sarebbe piaciuto avere la sua bambola vestita da ballerina classica.

«Che ci fai, con una bambola? La guardi, la spogli, la rivesti, ed è finita lì» s’imbizzarrisce la mamma. «Invece, io ti porterò a vedere una ballerina vera, che si chiama Gàlina Ulànova, étoile del teatro Bolshoi di Mosca, dove c’è la più importante scuola di danza classica del mondo.»

Subito ringalluzzita, Elisabetta ha chiesto: «Quando ci andiamo?».

La mamma si è tenuta sul vago: «Appena viene in tournée in Italia».

Nessuna delle sue esperienze può raccontare a Cesira. Per questo si sente troppo ricca, davanti a quella bambina troppo povera. Di Cesira le piace la sottomissione che mostra nei suoi confronti, e di cui sta attenta a non abusare, tranne quando decidono cosa fare: spingersi per via Flaminia fino a Ponte Milvio; oppure puntare verso i Parioli, dove affaccia un grande parco tutto recintato che una targa che lo indica come Parco della Rimembranza. Durante i giorni in cui è stata organizzata la lotteria, Elisabetta e Cesira hanno avuto interi pomeriggi per loro. Ma nell’ultima visita, i saluti della mamma a Rina e a Nives sono durati solo il tempo di un caffè, e così le bambine si son sedute su un muretto poco distante.

«Quando torni di nuovo qui?» ha chiesto Cesira.



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